Famiglia, scuola, oratorio e sport: l’alleanza educativa vincente
Intervento pubblico
Concorezzo, 5 febbraio 2008
Famiglia luogo di senso
Ero partito con l'idea di scrivere sull'Oratorio e invece scrivo sulla famiglia. Qui a Concorezzo, ma anche negli oratori dove sono stato, ho trovato famiglie vere; magari povere di risorse, magari addirittura mononucleate, ma cercatrici di senso. Dove la famiglia è ancora “luogo di senso” (quindi famiglie che sono attive o si attivano per non sottomettersi al sistema imperante) siamo in presenza effettivamente di un elemento dalla straordinaria forza vitale, che si introduce negli interstizi del sistema e può arrivare anche a sovvertirne le leggi: dalla legge dell’utile alla legge del dono, dalla chiusura all’altro all’apertura, dal formalismo all’autenticità; rivitalizzando una cultura che soffre e soffoca sotto i limiti posti alla persona dalla post-modernità.
Famiglia luogo di intimità
La famiglia è il luogo dove si condivide l’intimità; tale condivisione fa crescere nel gusto per l’intimità, cioè per ciò che di più profondo e di umano c’è nell’uomo. Alla famiglia, ad una famiglia attenta alla temperie culturale contemporanea, interessa portare i propri figli fuori dal labirinto, interessa promuovere una scuola che voglia sfidare il labirinto. Oggi questo labirinto non è solido: non ha muri fermi; è un labirinto mutevole, pieno di specchi e tranelli; direi quasi appiccicoso o liquido. Il labirinto attuale non è più quello delle ideologie del secolo scorso, è meno pretenzioso, è abbastanza simile ad un gran supermercato, dove si comprano e si consumano beni, potere, divertimenti, in compagnia di una grande solitudine. Ma poiché ciò che crea le relazioni profonde è la condivisione dell’intimità, non l’acquisizione di beni materiali o di uno status sociale, non si riesce ad uscire dal labirinto in nome di motivi pratici ed economici, ma solo per esigenze educative e culturali. Non si può superare la crisi culturale contemporanea senza “attraversarla” nelle sue manifestazioni, senza riconoscerne la presenza nella nostra quotidianità e nel nostro modo di percepire la realtà. Le logiche sistemiche, infatti, riducono o neutralizzano proprio il dinamismo, grazie al quale la persona riesce a coltivarsi nella sua totalità, cioè non solo come professionista o come tecnico o come studente, ma come figlio, come padre, come madre, come amico… Il collega di lavoro infatti, non è solo un professionista seduto al mio fianco, è una persona, una storia, un groviglio variamente intricato di emozioni e desideri. Si tende invece a vivere a compartimenti stagni: lavoro, studio, sport, tempo libero e non di meno la dimensione spirituale e la fede. In questo ambito prettamente ecclesiale vediamo morire tutta la “teologia del popolo di Dio” per una insana privatizzazione dell'esperienza spirituale e la prassi pastorale della “civitas Dei” nella città degli uomini è ridotta ad un solipsismo domestico. Si tratta, dunque, di “attraversare la postmodernità” con i suoi disagi (il mito dell’autorealizzazione, la perdita dell’intimità personale, l’invasione della coscienza da parte del mondo circostante,…) senza scandalizzarsi e con coraggio, per tornare ad appropriarsi delle esigenze più umane della nostra epoca.
Famiglia luogo della sfida
Si tratta quindi di rendere il mondo più familiare. In una città medio piccola questo è ancora possibile, preferibile e persino profetico anche per la grande città. In un contesto come quello attuale dove le separazioni e i distinguo della postmodernità hanno determinato l’incapacità a “tenere insieme tutto l’uomo”, a percepire il tutto come più della somma dei frammenti, è interessante andare a recuperare l’unità della persona in un ambito nel quale la cultura è unita alla vita, in una socialità che dica più dell'individuo. Così anche l'uso del tempo deve - nell'ambito familiare - combattere contro la sua parcellizzazione: scuola, oratorio, tempo libero, sport, studio, famiglia. Il tutto deve rifondersi in una armonia contigua di significati. Di significati! Non di cronologie perfette. Ecco perché non si può e non si deve far appello solo alla famiglia! La famiglia deve trovare innanzitutto in sé questo slancio e questo desiderio, ma poi deve trovare risposte nelle proposte armoniche che la città stessa deve poter offrire. Ecco la necessità di armonizzare gli ambiti di vita della città, nei termini del tempo e nei termini ultimi dei significati. L'insegnante, il genitore, l'allenatore, il prete devono parlare con simboli propri e precipui dei medesimi significati. Quando un attore contraddice l'altro interrompe l'alleanza e crea disagio in chi sta cercando di capire. Il frammento deve potersi dire nell'armonia con il tutto. Al centro c'è la persona e nel nostro caso la persona che cresce. L'individuo da educare non è un elastico da stiracchiare nelle cose tutte ugualmente importanti. Le cose non sono tutte ugualmente importanti in sé: sono tutte importanti con le altre, se tutte in sintonia.
Educare è arte della verità e la Verità è sinfonica, non democratica. Non è questione che ogni parte non disturbi l'altra: la vita non è un condominio! Ogni strumento educativo invece deve suonare secondo le proprie peculiarità e predisposizioni l'unica sinfonia. La città sarà allora luogo armonia e i primi educatori saranno davvero i genitori quali direttori sapienti di questa orchestra.
Ad esempio la scuola non può pensare di essere se stessa senza la altre parti e così ogni altra parte (l'oratorio, lo sport, l'organizzazione del tempo libero) non può pensarsi detentrice di una verità propria. Con buona pace del post-moderno e del suo deludente relativismo, le verità parziali sono semplici opinioni e la somma di tutte le opinioni non fanno una verità. Sarà invece l'armonia di tutti gli attori che cercano la verità insieme, il luogo fruttifero, il terreno fertile della crescita dell'individuo.
Famiglia e Oratorio luoghi di affetti e valori
In particolare la famiglia e l'oratorio con i loro vissuti quotidiani consentono di tenere insieme sia le esigenze etiche che quelle affettive; di più, di farle concorrere entrambe allo sviluppo della persona, che altrimenti si ridurrebbe solo alla sua dimensione relazionale, chiudendosi in se stessa, o si proietterebbe solo all’esterno, disperdendosi e disperandosi. È invece proprio dalla dimensione di apertura della famiglia e dell'Oratorio che nascono nella nostra città tante realtà positive: pensiamo all'attenzione alla cultura, all'arte, alla disabilità, agli ultimi prossimi e remoti... Se la famiglia fosse proiettata solo sul proprio benessere non realizzerebbe pienamente se stessa e non darebbe mai vita a iniziative come queste volte a rendere più “familiare” il mondo, rendendo partecipi altri di quella elargizione di umanità che è all’origine del compito educativo dei genitori.
Famiglia modello di relazione autentica
Un esempio può essere il tentativo di integrare scuola e oratorio in armonia: io, docente, ma anche io prete, io educatore dell'oratorio, io famiglia al centro di questa armonia apprendo il tuo desiderio o la tua difficoltà di sapere, di capire e di fare, ne gioisco o ne soffro e affino il mio sforzo di rendere umano ciò che insegno, verifico sempre di nuovo il valore che custodisco come principio etico per la vita sociale, lo accresco e nella mia fatica comprendo e partecipo alla tua. Tu, alunno ti senti confortato dal nostro sforzo per soddisfare le tue richieste e attraverso la tua esperienza inedita mi offri uno sguardo nuovo sui contenuti culturali. In questa circolarità di comunicazioni la famiglia ha un ruolo centrale: è il modello di ogni relazione autentica. Nella collaborazione attiva e propositiva con la scuola può riscoprire e valorizzare questo suo talento. Nella costruzione del tuo futuro mi adopero con te per la tua felicità. Non di meno nell'impegno dello sport. Già la scelta del principio etico della società sportiva che scelgo per il ragazzo la famiglia sta comunicando valori o disvalori. Sta già facendo educazione. Ma poi ci vorrà presenza e attenzione, fino al punto esigente di cassare quella società se non risponde alle mie esigenze etiche. Ci vuole coraggio. Ma questo coraggio, questa esigenza etica sono ripagate sulla distanza.
Così allora non possono e non devono restare fuori le realtà sportive e sociali. Anche lì la persona si realizza e costruisce il suo futuro solo se in armonia con il tutto della persona. Arrendersi allo squallore di una atleta analfabeta, o ad uno studente chiuso e “a-politico” (fuori dalla sua città) è demolire la città stessa.
Famiglia luogo della storia della persona
La cultura per svilupparsi ha bisogno di tempo, di riconoscimento, di interiorizzazione, di continuità. La famiglia attuale, per le condizioni in cui vivono la professione, il padre e la madre, spesso non riesce ad avere questi spazi; a volte il figlio viene visto come un’occupazione in più, tra le altre, anche se rimane l’ansia per il suo compimento. L’elemento prevalente è quello affettivo, sembra che questo sia il compito principale in un contesto poco rassicurante e data la perdita della sua precipua funzione normativa il tutto crolla. Ma si può educare solo dal versante affettivo? Assolutamente no. L’educazione non è un aspetto della cultura? O meglio l'esigenza di una cultura non è premessa di qualunque costrutto educativo?! Certo. La scuola vede non di rado neutralizzati i suoi sforzi da un’abitudine consolidata ad una vita intesa in senso solo emotivo, dove la riflessione si fa strada a fatica. Al docente e molto più spesso al prete dell'Oratorio si richiede di essere un intrattenitore televisivo, munito di effetti speciali che altrimenti annoia. Una specie di giullare per il divertimento del figlio. Lo deve portare in montagna, la mare. Una agenzia di viaggi. Lo deve intrattenere finita la scuola. Deve svolgere una funzione sociale di prevenzione. Ma quando si parla di cultura, di studio di catechesi ecco le mille defezioni. Andare a scuola, così come agli incontri di catechismo, essendo atti di approccio ad un sapere, costano fatica e richiedono tempo. L'oratorio non è il luogo del tempo libero. L'Oratorio è un luogo che libera il tempo perché lo restituisce carico di significati. E se non lo fa, è meglio che chiuda.
Lo studio oggi è spesso interpretato come mezzo per avere successo, è asservito alla conquista del primo posto in graduatoria e questa spinta individualistica spegne l’interesse autentico per la ricerca della Verità, che per essere conquistata richiede apertura, incontro, ascolto, gratuità, tempo. La scuola e l'Oratorio non possono essere frequentati a singhiozzo secondo come gira il vento delle emozioni. Qui i genitori devono essere precisi ed esigenti. Così come lo sono per la scuola e lo sport, lo devono essere per l'Oratorio. Infine una frequente impostazione dialettica dei rapporti, esclusivamente rivendicativa di diritti, senza doveri, spinge ad una conflittualità diffusa che irrigidisce e raffredda un’ampia e fiduciosa comunicazione. Oggi è necessario aiutare i ragazzi a ricostruire un modo di discussione che si allontani con decisione delle modalità televisive volgari del “chi urla di più”. Quando ci si mette di impegno con i ragazzi, si scopre che le risorse personali, a ben vedere, anche sotto la cappa dei vari condizionamenti, sono ancora intatte e non appena si trova la strada si esplicano con passione. Allora non ci arrendiamo. A volte la strada si apre quando si cominciano a fornire ai ragazzi elementi sulla mappa del mondo contemporaneo (un filo di Arianna, una chiave interpretativa) anche a partire dai loro linguaggi preferiti, che non sono inizialmente quello della cultura, ma quelli dei media con i quali hanno una maggiore familiarità rispetto al linguaggio verbale.
Famiglia luogo dell'unica alleanza promettente
Ma allora ci vuole alleanza sui valori. Tale alleanza presuppone la consapevolezza reciproca delle sfide epocali poste alla famiglia e alla cultura. L’alleanza rende più forti; evita il conflitto (si pensi qui anche soltanto al conflitto degli orari dei vari impegni tra scuola, oratorio, sport e famiglia). L'alleanza produce stabilità. È questa forza che riesce a rendere incisivi i nostri programmi di studio, di attività agonistica, di approccio alla fede; è dalla stabilità che viene la profondità di lavoro e di ricerca, e tutto ciò alimenta costantemente la passione educativa… In definitiva perché l’alleanza sia sempre più salda e favorisca sia la crescita del singolo che della famiglia stessa, è necessario che sia in famiglia che ovunque, si esplichi una esigenza culturale tale da neutralizzare le spinte forti dell’anti-cultura; è necessario sia coltivato inoltre in tutte le nostre realtà un linguaggio autentico che superi la logica del frammento e faccia gustare la comunicazione profonda, perché presto vengano individuate come insapori e incolori le troppo frequenti concessioni alla banalità. Oggi l'ovvio va difeso! Ed è proprio su valori in ascesa, sui valori ineludibili dell'individuo che si basa l’idea dell’alleanza, fondata più sul concetto di cooperazione che di reciproco vantaggio, più sulla solidarietà che sull’interesse individuale. Un’alleanza che abbia tali caratteristiche è di per sé educativa per i figli, perché costruisce una dimensione culturale aperta al confronto e fiduciosa nelle possibilità di trovare risposte convincenti ai propri interrogativi e in linea con i propri interessi. Allora la famiglia sarà davvero l'anima del mondo perché il mondo avrà quella dimensione familiare di cui non può mancare per non autodistruggersi. Nella nostra città con le famiglie che conosco voglio credere che ciò sia ancora possibile. L'oratorio può essere (perché lo è stato) e desidero sia un faro di speranza, un luogo di pensiero, un cortile di pace, una trama fitta di famiglie per il bene della città.